mercoledì 28 marzo 2012

IL RISVEGLIO DELLA PRIMAVERA


primule
La primavera
risveglia le piante
dal sonno invernale,
rivestendole a festa,
a ciascuna
dona il proprio colore,
lo fa da sempre,
senza mai sbagliare,
pertanto,
in ritardo o puntuale,
sia dal seme fra le zolle,
che sugli arbusti
ogni gemma appare.
I verdi prati,
ornati di primule e viole,
tante piccole creature
sanno ospitare.
Nel cielo
l’intrecciar dei voli degli uccelli,
col becco pieno,
verso l’alte fronde
e nei nidi
un cinguettar di nuova vita.
Il cielo,
meno imbronciato e nero,
dà spazio al sole
che illumina e accarezza
col suo tepore
varietà di fiori
dai petali di seta
che da sempre fan stupire.
Primavera in festa
che risveglia
pure il cuor d’ogni uomo,
rivestendolo di calore umano
che unisce e gioisce
nel trovarsi assieme.
Franca Cioni

martedì 27 marzo 2012

LA COSTANTE FRESCHEZZA DELL'AMORE

Solo gli occhi degli altri
li vedono vecchi,
i loro no,
perché quando s’incontrano,
come il primo giorno,
brillano di entusiasmo,
perché ogni nuova alba
li ha trovati vicini
per ricominciare,
perché,
ad ogni calar del sole,
non si sono stancati
di stare assieme,
perché il peso della vita
lo han sorretto entrambi
e i momenti lieti
son stati da ambedue vissuti.
Solo gli occhi degli altri
li vedono vecchi,
i loro no,
perché non è dato altrui
vedere nei loro cuori
dove risiedono i sentimenti veri,
la costante freschezza dell’amore,
dalla capacità
di non aver mai fatto pesare,
ne’ vedere
i loro volti lentamente sfiorire.

Franca Cioni

CESTO DI FRUTTA

ORTENSIE ROSA

FIORI ARANCIO

PAESAGGIO TOSCANO

IL DIPINTO

IL DIPINTO

Con i colori del nostro passato,
aiutata dalla fantasia,
voglio dipingere il di noi vissuto
prima che il tempo se lo porti via.
Non userò pennelli,
tempere e tele
come in realtà amo fare,
ma frasi colorate,
dettate dal cuore.
Inizierò il dipinto
con l’azzurro degli occhi tuoi
ché da quando li ho incontrati
han cercato solo i miei
e di guardarci
non ci siam stancati mai;
farò scorrere tutte le tonalità
di quel rosso ardente,
caldo come il nostro amore
e un giallo freddo come la gelosia
che con la tua sincerità,
al suo primo sorgere,
sei riuscito sempre a cacciar via.
Tanto ne vo’ usar di rosa
per la figlia desiderata,
poi avuta, amata
e nel gioir di vederla crescere,
abbiam fatto assieme
i più rosati sogni.
Spanderò un po’ di verde speranza
al quale,
per andare avanti,
ricorriam da sempre con frequenza.
Il bianco dei nostri capelli,
argentati dal tempo,
non può mancare
perché fa parte
del lento invecchiare assieme.
Sfumerò il fondo del dipinto
con tutti i colori dei fiori
che mi hai donato
mentre nel porgerli
con le tue mani
ancor oggi evidente è l’emozione
e infin contornerò ogni colore
col rosso,
offuscato dalle ombre
del nostro tramonto,
ma che dobbiam vivere senza rimpianto.


Franca Cioni

I DONI DELLA TERRA

CAMPAGNA TOSCANA




LA BRACE

Dormiva ancora il paese
e la sveglia trillò nella mia casa.
Scattante come molla indossai i miei vestiti:
una giornata piena di emozioni,
insolita mi attendeva,
mi avrebbe condotta nel bosco il padre mio
a far brace per il freddo inverno.
Ci incamminammo verso i monti,
era l’alba, le stelle stavano spegnendosi,
sbiadendo a poco a poco
nello spuntare del nuovo giorno.
Vidi sparire il mio paese in fondo valle
coperto da fitta nebbia,
mentre il debole sole, al primo sorgere,
faceva brillare la rugiada sopra le frasche
del sottobosco che sembravano aspettarci
per donarsi in brace.
Colpi di scure
si mescolavano col canto degli uccelli.
Era iniziata
la grande fatica per il padre mio,
piccole, fragili erano le mie braccia,
ma la volontà di collaborare tanta
e mi infondeva gioia.
Ammassate le fascine in largo cerchio,
al centro il fuoco scoppiettava
in un’esplosione di scintille
e noi pronti con nuove frasche
a soffocar la fiamma
perché la brace mantenesse l’energico calore.
Si sprigionava un bianco fumo avvolgendoci,
spinto dal dispettoso vento,
per poi salire verso il cielo.
Il fuoco si spense a sera,
pronta era la brace per essere insaccata.
Piccolo il mio,
grande il sacco sulle robuste spalle di mio padre
e con la brace ancora calda
scendevamo a valle col calar del sole.

Dal libro “Le stagioni del ricordo”
Franca Cioni ed. Chegai


DALLA BRACE ALLE NUOVE FONTI ENERGETICHE

Per millenni l’uomo ha fatto uso di legna per scaldarsi e cucinare i cibi, precisamente da quando, strofinando due pietre, le scintille diedero inizio a una nuova era. Con questa poesia ho cercato di far riemergere il mio passato di bambina; non sono trascorsi secoli, come forse può sembrare ai giovanissimi, ma decine di anni, un vissuto ancora presente nel quale dopo la brace, procurataci con frasche del sottobosco, ho assistito a un susseguirsi di nuove risorse energetiche con le quali abbiamo acquisito maggiori agiatezze. La legna, il carbone, la brace non erano sufficienti al bisogno della popolazione, il fuoco nei caminetti scoppiettava in rare abitazioni, quando il freddo si faceva sentire con insistenza congelava le pareti umide nell’interno delle case. Gli scaldini di terracotta, nei quali facevamo ardere la brace, riuscivano a malapena a scaldare mani e piedi. Le attuali fonti energetiche hanno permesso all’uomo di progredire in ogni campo migliorando consistentemente il tenore di vita per molti popoli della terra. Purtroppo temiamo di dover pagare un contributo troppo alto per lo sfruttamento di queste energie poiché da esse, e ne siamo ormai tutti consapevoli, si sprigionano agenti inquinanti diffondendosi nell’aria e nelle acque, causando danni alla salute pubblica e gravi conseguenze ambientali, stravolgendo sempre più la natura. Bisogna inoltre tener presente che sono energie esauribili nel tempo, perciò, oltre a cautelare l’ambiente rendendolo più vivibile, dobbiamo adottare accorgimenti per ridurre i consumi e non dover ritornare in quel passato scendendo nuovamente a valle al calar del sole col sacco di brace sulle spalle per portare a casa un poco di calore.
Franca Cioni

mercoledì 21 marzo 2012

LA NEVE DELLA MIA INFANZIA

 Ogni inverno attesi il suo ritorno
per rivederla fioccare soffice,
leggera,
mentre la terra
si lasciava addormentare
sotto la coltre
del suo bianco candore
ed ogni volta
si rinnovava in me stupore.
Gioivo
pur nel rivederla
accompagnata dalla tramontana,
anche se le mie mani,
ancor più esposte al gelo,
si arrossavano doloranti,
quando la tormenta fischiava
fra le tegole del tetto
e lei, spinta dal vento,
s’introduceva dalle sconnesse fessure
nella vecchia dimora,
dove sui vetri
il freddo gelo
ricamava fioritura.
D’attesa furono quelle notti,
rannicchiata sotto le coltri,
sperando,
dopo il mio sonno,
il gioir per il suo magico ritorno
col qual poter fantasticare
che nell’oscurità
avesse dipinto,
solo per me,
tutto di bianco.
Oggi,
nella mia stanza al caldo,
ancor vorrei
esultar per quel magico ritorno,
ma gli anni, andandosene,
l’han portato con sé.

Franca Cioni

Strada sul lago

Casale al tramonto

Tulipani

Palude

AIA CONTADINA

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VIVA NEI MIEI RICORDI

Ti ho rivista
casa della mia infanzia,
grande casa nei miei ricordi,
abbandonata, soffocata dalle alte costruzioni!
Non c’è più vita fra le tue mura.
Il fuoco si è spento nel grande focolare.
Dove sono i campi di grano,
i verdi prati che il vento faceva ondeggiare!
Vorrei ancora vederti animata
dal coro degli animali da cortile,
dal mattutino canto del gallo,
dagli schiamazzi gioiosi dei bambini.
Osservare ancora
lo scintillare del fuoco nel forno
che nonna alimentava con grosse fascine di legna;
il diffondersi del profumo del pane appena sfornato;
lo stridere della catena
che mia madre faceva scendere nel pozzo
attingendo la preziosa acqua.
La numerosa famiglia
intenta alla mietitura del grano
con in testa larghi cappelli di paglia;
la vendemmia: tinelle colme di uva
trainate sul carro da grossi e miti buoi
e nell’aria profumo di fieno.
Ciao, ti lascio
mia adorata casetta,
ricordi felici della mia infanzia,
devo camminare col tempo
perché i nuovi nati abbiano anch’essi i loro ricordi.


Da "LE STAGIONI DEL RICORDO"  Franca Cioni

Autunno sul fiume

Cesto di fiori

Querceto Alto

Vaso con fiori

Fiori primaverili

Fiori dai tenui colori

Querceto