martedì 27 marzo 2012

LA BRACE

Dormiva ancora il paese
e la sveglia trillò nella mia casa.
Scattante come molla indossai i miei vestiti:
una giornata piena di emozioni,
insolita mi attendeva,
mi avrebbe condotta nel bosco il padre mio
a far brace per il freddo inverno.
Ci incamminammo verso i monti,
era l’alba, le stelle stavano spegnendosi,
sbiadendo a poco a poco
nello spuntare del nuovo giorno.
Vidi sparire il mio paese in fondo valle
coperto da fitta nebbia,
mentre il debole sole, al primo sorgere,
faceva brillare la rugiada sopra le frasche
del sottobosco che sembravano aspettarci
per donarsi in brace.
Colpi di scure
si mescolavano col canto degli uccelli.
Era iniziata
la grande fatica per il padre mio,
piccole, fragili erano le mie braccia,
ma la volontà di collaborare tanta
e mi infondeva gioia.
Ammassate le fascine in largo cerchio,
al centro il fuoco scoppiettava
in un’esplosione di scintille
e noi pronti con nuove frasche
a soffocar la fiamma
perché la brace mantenesse l’energico calore.
Si sprigionava un bianco fumo avvolgendoci,
spinto dal dispettoso vento,
per poi salire verso il cielo.
Il fuoco si spense a sera,
pronta era la brace per essere insaccata.
Piccolo il mio,
grande il sacco sulle robuste spalle di mio padre
e con la brace ancora calda
scendevamo a valle col calar del sole.

Dal libro “Le stagioni del ricordo”
Franca Cioni ed. Chegai


DALLA BRACE ALLE NUOVE FONTI ENERGETICHE

Per millenni l’uomo ha fatto uso di legna per scaldarsi e cucinare i cibi, precisamente da quando, strofinando due pietre, le scintille diedero inizio a una nuova era. Con questa poesia ho cercato di far riemergere il mio passato di bambina; non sono trascorsi secoli, come forse può sembrare ai giovanissimi, ma decine di anni, un vissuto ancora presente nel quale dopo la brace, procurataci con frasche del sottobosco, ho assistito a un susseguirsi di nuove risorse energetiche con le quali abbiamo acquisito maggiori agiatezze. La legna, il carbone, la brace non erano sufficienti al bisogno della popolazione, il fuoco nei caminetti scoppiettava in rare abitazioni, quando il freddo si faceva sentire con insistenza congelava le pareti umide nell’interno delle case. Gli scaldini di terracotta, nei quali facevamo ardere la brace, riuscivano a malapena a scaldare mani e piedi. Le attuali fonti energetiche hanno permesso all’uomo di progredire in ogni campo migliorando consistentemente il tenore di vita per molti popoli della terra. Purtroppo temiamo di dover pagare un contributo troppo alto per lo sfruttamento di queste energie poiché da esse, e ne siamo ormai tutti consapevoli, si sprigionano agenti inquinanti diffondendosi nell’aria e nelle acque, causando danni alla salute pubblica e gravi conseguenze ambientali, stravolgendo sempre più la natura. Bisogna inoltre tener presente che sono energie esauribili nel tempo, perciò, oltre a cautelare l’ambiente rendendolo più vivibile, dobbiamo adottare accorgimenti per ridurre i consumi e non dover ritornare in quel passato scendendo nuovamente a valle al calar del sole col sacco di brace sulle spalle per portare a casa un poco di calore.
Franca Cioni

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