Ogni inverno attesi il suo ritorno
per rivederla fioccare soffice,
leggera,
mentre la terra
si lasciava addormentare
sotto la coltre
del suo bianco candore
ed ogni volta
si rinnovava in me stupore.
Gioivo
pur nel rivederla
accompagnata dalla tramontana,
anche se le mie mani,
ancor più esposte al gelo,
si arrossavano doloranti,
quando la tormenta fischiava
fra le tegole del tetto
e lei, spinta dal vento,
s’introduceva dalle sconnesse fessure
nella vecchia dimora,
dove sui vetri
il freddo gelo
ricamava fioritura.
D’attesa furono quelle notti,
rannicchiata sotto le coltri,
sperando,
dopo il mio sonno,
il gioir per il suo magico ritorno
col qual poter fantasticare
che nell’oscurità
avesse dipinto,
solo per me,
tutto di bianco.
Oggi,
nella mia stanza al caldo,
ancor vorrei
esultar per quel magico ritorno,
ma gli anni, andandosene,
l’han portato con sé.
Franca Cioni
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